Il titolo della mostra di Pietro Weber, Città d’Oriente, ci ha spinti a uno sforzo di interpretazione: se l’arte sta nella cucina e noi vogliamo mettere la cucina nell’arte, come possiamo tradurre questo titolo (e questa ispirazione) in cibo?
Smembate le parole ci sono rimasti: città e Oriente.
Sulla prima parola urbana abbiamo incrociato piuttosto facilmente l’idea del cibo di strada, o streetfood che dir si voglia, insomma cibo da sgranocchiare in piedi, possibilmente senza ungersi le dita ed è così che sono saltati fuori dei cartoccini a forma di cono pieni di biscottini di kamut le cui forme erano state disegnate dall’artista.
Sulla deriva orientale invece il gioco è stato più complesso. L’Oriente è molte cose e molto diverse, persino, alla fin fine, una direzione che vuol dire semplicemente un po’ più a destra sulla cartina, semplicemente sempre un po’ più in là in un mondo che è comunque tanto rotondo… Dunque messa da parte la filologia ci siamo affidati al ricordo e all’evocazione di un piatto mangiato molti anni fa a un matrimonio, piatto ebraico o turco (qui i ricordi si biforcano e non collimano), cucinato da un amico degli sposi e che associava strepitosamente, quanto insospettatamente, melanzane e melone.
Messo insieme il menù della vernice rimaneva da capire cosa bere…
l’altra faccia di calycanthus
Il fatto che spesso i fratelli minori abbiano le idee più chiare dei maggiori lo avevamo constatato fin dall’inizio di questo blog che ha ormai “ben” quasi cinque mesi. Ponderati nelle scelte e incerti nell’enunciazione delle proprie identità i figli primogeniti finiscono qualche volta per farsi raggiungere dall’irruenza senza pensieri di chi è arrivato dopo: e così sembra essere successo alla Cucina di calycanthus, sorellina minore di Calycanthus.
In realtà nell’una c’è molto dell’altro e viceversa… così se si sa che nella cucina c’è l’arte, nell’arte proviamo a metterci la cucina…
…così abbiamo fatto in occasione della mostra di Pietro Weber, Città d’Oriente, che si è conclusa proprio ieri. Della mostra, evento parallelo di Manifesta7 e in relazione con Oriente Occidente, ci sarà spazio e modo (speriamo!) di parlare altrove, qui due parole sulla vernice del 10 settembre per la quale La Cucina ha preparato una quantità esorbitante di biscottini di kamut con le forme disegnate dall’artista (ritagliate poi a mano una a una da Maite e Marie), bicchierini di melone e melanzane secondo una ricetta ebraica “trafugata” a un matrimonio, e un aperò di prosecco e succo di melograno…