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Limonata rosa di buganvillea: Cerzazza 2023

Non sono mai stata brava a fare i riassunti, mi son sempre sembrati una purga indigesta, quasi un contrappasso all’esistenza, come se qualunque esperienza diversa, memorabile per qualunque ragione, si dovesse poi scontare a pizzichi e bocconi di noia sulla carta, lontani anni luce dalla pienezza senza vincoli di quel che semplicemente ci succede.

Quindi non ci provo nemmeno a riassumere un’estate che è stata lunga e corta insieme, in cui la Sicilia ce la siamo goduta non più come una specie di intervallo nelle nostre vite di città ma come una promessa e una semina per un tempo più nostro.

Come dire che in una vita ideale vorrei farla durare da maggio ad ottobre questa estate siciliana, dividendomi come sempre tra lavoro e vacanza in un ‘alternanza del tempo che lì in campagna, come succede per molte altre cose, è più naturale.

Dunque che abbiamo fatto? Quest’anno molta campagna e un poco meno mare. Abbiamo cenato più volte in un tavolo allestito tra i filari dei limoni, abbiamo fatto progetti, acceso lucine e passato il tempo con gli amici. Cucinato caponata e anche qualche parmigiana in più del solito. Abbiamo messo via un sale speciale di cui riparleremo, condito tutto con le erbe di un orto officinale che ha funzionato a dovere e sognato un orto più grande a cui attingere a piene manciate.

Il primo fine settimana di agosto, come l’anno passato e come il prossimo e quelli a seguire, abbiamo organizzato un corso di fotografia di cibo En plein air, all’aria aperta cioè, cercando di addomesticare la luce naturale che in Sicilia ad agosto può essere dura assai, ma che comunque fa sempre un poco come vuole. Il risultato ci scalderà l’inverno, quando torneremo a lavorare in studio, con l’agio di gestire i tempi e i modi, ma con un poco di nostalgia per quella luce lì, tanta, esagerata e appunto naturale.

Se volete iscrivervi per l’edizione dell’anno prossimo potete sbirciare qui: https://officinacalycanthus.com/

Mi rimane da dire che avevo fatto l’esplicito proposito di non fare propositi e di non farmi promesse che di solito ogni autunno si infrangono contro la vita. Quella reale, quella dei lavori interminabili in casa, della rottura delle condutture dell’acqua nel palazzo, ma anche della luce che scema, dell’umore che fluttua, dei piedi che fanno fatica a rientrare nelle scarpe.

Quindi non farò promesse e non farò propositi ma mi azzardo comunque a dire che mi pare di iniziare l’anno con buone energie, con l’idea di ritrovare dei fili, e soprattutto di riannodarli con un nuovo sentimento in testa, quello del durare. Ne riparliamo, presto. Promesso!?

Qui lascio le istruzioni e soprattutto gli appunti per quella che è stata la nostra bibita dell’estate: un’infusione di buganvillea (sì, proprio lei!) che abbiamo convertito in limonata.

Procuratevi dunque dei fiori di bugavinvillae, di quella classica con i fiori di quel rosa appariscente che Anna chiama Rosa Frida Khalo, avendo cura di raccoglierli in una zona non trafficata. Separate i fiori dai rami e con pazienza eliminate le infiorescenze all’interno (credo che siano i fiori veri e propri), dovete ottenerne una bella manciata da tenere tra due mani.
Se volete dategli una sciacquata sotto il getto dell’acqua corrente e quindi sistemateli in una casseruola con circa 700 ml di acqua, portate a bollore sorvegliando e mescolando di tanto in tanto. Vedrete che i fiori cambieranno colore e si faranno di un marroncino spento. é il momento di eliminarli, filtrare subito l’infusione a aggiungere il succo di mezzo limone abbondante (scongiurerà l’ossidazione). Una volta fredda, aggiungete succo di limone a piacere e se volete quel tanto di zucchero che vi piace. Conservate in frigo e servite ghiacciata.

Rossini

A che servono le fragole? Praticamente ad ogni cosa. A farcire una torta, a mangiarsele con la panna, a farne marmellata, bavarese, gelato, e persino a dare estro a un gazpacho.
Il problema è uno solo e sempre lo stesso, almeno per me, ovvero riuscire a non finirsele prima che si concretizzi un’intenzione, così appena lavate, acchiappate per il ciuffetto verde scapigliato, giurando che solo una e poi che l’ultima, l’ultima davvero, fino a quando non ne restano.

Ma se riuscite a conservarne una tazza e a farne succo, anzi meglio polpa frullata, anche il Rossini è un egregio progetto, specie di questo periodo che due bollicine ci stanno e ci vogliono. Per tutti.

La ricetta, anzi la formula, e anche le note storiche sono tratte dal libro nostro libro di Cocktaileria vintage, Old Fashioned Cocktail (come sempre per Guido Tommasi editore) pensato, ideato e bevuto assieme a Walter Bonaventura, owner & bartender del Loco’s bar.

La formula

3 1/2 oz / 100 ml Vino spumante
1 1/2 oz / 45 ml Purea di fragole fresche
Sciroppo di zucchero 2:1 e Succo fresco di limone qb

Tools: frullatore o estrattore, passino
Glass: Flûte o calice
Garnish: fragola

Tecnica: build

Pulisci e lava la frutta, otteni la purea schiacciandola a mano e passandola in un colino, oppure con l’estrattore se lo possiedi. Aggiungi un po’ di limone per evitare l’ossidazione e un poco di sciroppo di zucchero se ti pare che la frutta non ne abbia abbastanza.
A questo punto hai davanti due strade: o versare la purea di frutta in un calice e poi delicatamente il vino spumante mescolando con leggerezza, oppure più professionalmente (soprattutto se devi prepararne più di uno) prendere un contenitore capiente come ad esempio il bicchiere del mixer (al bar si userebbe il gallone) versare tutta la purea, versare sempre con delicatezza lo spumante, mescolare con leggerezza il tutto e poi servire nei bicchieri. Volendo, guarnire con la fragola.

Impossibile non aver mai sentito parlare della coppia Bellini/Rossini! Si tratta di due cocktail freschi semplici e gustosi di grande fama, che veicolano in tutto il mondo i nomi di due artisti italiani, e appartengono alla categoria sparkling, ovvero con le bollicine di un vino spumante.
E italiano, precisamente veronese, è il loro inventore, quel Giuseppe Cipriani, barman anch’egli e imprenditore di grandissima fama, fondatore dell’Harry’s bar di Venezia nel 1931 e dell’Hotel Cipriani alla Giudecca, che iniziò dal basso come cameriere.
Il Bellini, un mix di vino spumante e purea ricavata dalla polpa fresca delle tipiche pesche bianche veronesi, è forse il più famoso dei due: prende il nome dal colore rosato che a Giuseppe ricordò il colore dell’abito di un personaggio di un quadro del famoso pittore veneziano quando creò il cocktail per la prima volta nel 1948 (e sembra pure aggiungesse qualche lampone per conferirgli una nuance rosata).
Complice la clientela internazionale dell’Harry’s bar (Charlie Chaplin, Truman Capote, Orson Welles e naturalmente il solito Hemingway, di cui si dice, scherzando tra barman, sia più semplice enumerare i bar dove non sia mai stato che non quelli dove abbia bevuto o inventato cocktail), il drink si diffuse rapidamente in tutto il mondo, assieme alla sua variante Rossini, che va a sostituire le pesche con le fragole e che noi proponiamo qui.
Inutile dire che sono formule la cui riuscita è legatissima alla qualità della frutta e quindi anche alla stagionalità. Perciò probabilmente sono nate altre varianti come Tintoretto e Mimosa, rispettivamente con la melagrana e con la spremuta di arance.
Una curiosità? È uno dei pochi cocktail che non prevedono ghiaccio.

Brulè di mele

Siamo in Trentino da una settimana, al calduccio confortevole della nostra casa sotto i tetti e aspettiamo la neve. Usciamo poco, anzi pochissimo, ma questa lentezza è un ritmo che ci piace, che fa sentire con più chiarezza le cose.

Cuciniamo, leggiamo, stiamo insieme. Da oggi ripensiamo anche a prendere il filo di molti progetti di lavoro, ma con calma, come se le ore qui si fossero fatte più lunghe. Forse perché fuori fa freddo, forse perchè questo anno è tanto diverso e tanto difficile e la notte arriva ancora molto presto qui con le montagne vicine.

Ci prendiamo il tempo insomma e anche coccole semplici, come questo succo di mela che scaldato e speziato diventa irresistibile.

Ingredienti
succo di mela (il migliore che riuscite a trovare!)
succo di limone fresco
zenzero fresco
cannella in polvere

Se volete conservare le proprietà del succo di mela (possibilmente bio, possibilmente non pastorizzato, ma insomma anche quello che riuscite a trovare andrà bene) scaldatelo facendo ben attenzione a non arrivare al bollore. Aggiungete il succo di limone (la quantità va un poco a piacere, a me piace molto aspro dunque arrivo a quasi mezzo limone per tazza, ma regolatevi al gusto), la cannella in polvere (anche questa a piacere) e lo zenzero possibilmente fresco (io dopo anni di intenti lo spremo con uno schiaccia/aglio dell’Ikea che dedico ormai solo a questa operazione). Mescolate bene e godetevelo!
Nota: potete variare le spezie a gusto e a disponibilità, aggiungere l’anice, o anche la curcuma.

rejuvelac

La cucina non finisce. Mai. Quando credi di aver visto tutto, provato tutto, spellato anguille, pulito tenerume, impastato miso e pasta di umeboshi, cotto a bassa temperatura, sifonato, essiccato, sfilettato… salta fuori una prima volta, un qualcosa che non esisteva prima e per il quale vai in cerca di istruzioni.

Cerzazza 2018

è arrivato settembre e come al solito ci ha colti di sorpresa. Quest’anno, però, abbiamo alle spalle la scusa di un agosto che non ha fatto il suo dovere, che ha pianto troppa pioggia, persino nell’assolata Sicilia dove l’acqua è miraggio, sempre annunciata e sempre sconfitta.

Bulzoni

Luca è il nostro coté vino (con una forte inclinazione per quello naturale…) non scrive molto spesso, o perlomeno non spesso quanto vorremmo, ma noi lo seguiremmo (e lo seguiamo!) per mari per terre, per vigne, cantine, enoteche e dintorni.
Un anno fa eravamo sull’Etna estremista, questa volta semplicemente Roma…

cantine dell’Etna

Su questo blog e lungo i suoi anni si è parlato poco, per non dire niente, di vino. Ce ne manca la competenza, ce ne manca forse anche il coraggio, ma è pur vero che quello del vino è un mondo che ci vive accanto. Il vino ci piace, accompagna il nostro cibo, la nostra cucina, la nostra tavola era dunque ora che facesse capolino anche tra le pagine di questo diario.
Le parole per dirlo però le abbiamo affidate a Luca, che il vino lo ama e che del vino ama parlare (Marie dice pure troppo a lungo…); il suo sguardo in soggettiva si accorda perfettamente con il nostro.

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