Allora, visto che questo mese di aprile sembra monopolizzato dal pesce (per ragioni proverbiali forse…), era il caso di mettere un po’ di carne al fuoco. Così, di tanti momenti in cui avremmo voluto parlare di Mario, scegliamo questo, perché alla fine è così succede con le con le cose a cui di più si vuol bene e che si sentono un po’ di famiglia. Sì, perché da Mario ci si va dai tempi dell’università, condividendo tavoli e sgabelli “insieme a quegl’altri”, con tutto il piacere di non vederlo cambiare. Stesse code il sabato, stessa commistione sana di turisti avvertiti, di studenti squattrinati, di “abbonati” fiorentini che da Mario vengono dal 1953 e tutta la vita che ruota intorno al mercato di San Lorenzo. E, nel mezzo della confusione beata e sanguigna di una Firenze che ancora esiste e resiste, fa piacere rivedere, anno dopo anno, sempre quelle stesse facce e l’accoglienza semplice di chi, pur vedendo centinaia di persone ogni giorno sedersi ai propri tavoli, riesce a ricordarsi il tuo nome e a festeggiare un poco anche il tuo ritorno.
le recensioni di calycanthus. la pescheria di salvatore nitto a fiumicino
Per chi vive a Roma “il pesce a Fiumicino” è un rito consolidato, come la gita o il vino dei castelli (nettamente in ribasso) o la macchina in doppia fila. È quasi come la nebbia a milano e la pastiera a Napoli.
Una ragione ci sarà pure!
È che Fiumicino ha ancora un fascino indiscutibile, con il fiume che diventa porto, i pescherecci, i canali e le tante “pietre” romane (che già Traiano si era fatto fare un approdo per il suo gozzo).
Fra i tanti ristorantini e trattorie non è facile scegliere se non si è guidati da un nostromo di lungo corso. E qui Roberto (lupo di mare) ci ha fatto scoprire la pescheria di Salvatore Nitto, un magazzino dove il fotografo è impazzito (non è chiaro se perché voleva fotografare o mangiarsi tutto). La pescheria è aperta tutti i giorni solo il pomeriggio, quando arriva il pesce. Solo il sabato si riesce a trovarlo aperto anche di mattina.
le recensioni dei calycanti. solociccia di dario cecchini
Ci siamo stati. E poi ci siamo tornati. Il menù da Solociccia è sempre quello, strutturato da cima a fondo attorno ad un tema solo, e il tema, è evidente, è la carne, la ciccia. Sì perché il Cecchini è un macellaio, anzi è il macellaio di Panzano in Chianti. La sua “bottega”, l’antica macelleria Cecchini, sta proprio di fronte al ristorante e lui si giostra giocoliere, saltimanco, attore consumato nel palcoscenico animato e conviviale che include la bottega, la casa (cioè il ristorante) e lo spazio che sta nel mezzo. Ma la sensazione è che sia un po’ tutto il paese a circondare il Cecchini e lui ad essere parte del paese e del Chianti, in generale. Del resto Solociccia è un’esperienza: si aspetta insieme agli altri il turno di servizio (ce ne sono due a sera) e insieme agli altri si mangia, passandosi vassoi e chiacchierando spesso in diverse lingue, ci si può portare il vino da casa e anche qui capita di scambiarsi le bottiglie. Poi la sequanza è fitta…
la focacceria san francesco a palermo. Panelle e Crocch
Quando, qualche mesetto fa, eravamo stati a Palermo la sansazione che ne avevamo riportato era quella di muoverci in una specie di scenografia disegnata all’eccesso: tutto troppo bello, troppo “forte”, troppo decadente. Ballarò ancora più ballarò di come avremmo mai potuto immaginarla, rumori, suoni, odori, e poi i balconi, la gente, i pupi di Cuticchio, Antonello, pane e panelle per davvero e fumo di stigghiole… Quando, in quei giorni, abbiamo messo piede nella celebre antica-focacceria-S. Francesco le cose si sono fatte ancora più letterali. Sì perché sarà stato pure il fatto di sporgersi dalla balconata superiore come se stessimo al cinema, o semplicemente il fatto d prendersi il tempo di osservare, ma pareva proprio di stare su un set animato, di facce, di cibo, di vita. Tutto molto, molto siculo. Quando dunque proprio ieri abbiamo letto (qui) che la focacceria sarà il centro della sit-com trasmessa via web “Panelle e Crocché” ci è parso giusto, esatto, impeccabile! insomma un’idea geniale. Aspettando di guardare la prima puntata a febbraio ripassiamo le immagini catturate a dicembre proprio su quel “set”.
una birra fra i mercatini di natale. Hopfen & Co. bozner bier
Visto che sono giorni di mercatini, anche se noi mai come quest’anno siamo lontani in spirito e in corpo, postiamo volentieri questa cartolina da Bolzano, terra appunto di mercatini di Natale. Insomma se siete da quelle parti e presi dal freddo volete fare sosta sostanziosa e di atmosfera autentica fermatevi qui, non avete che da individuare il mercato (per altro bellissimo) e dietro il banco di un panettiere nordico tutto semini e bretzel, non potete sbagliare! Se poi vi reggono le braccia portatevi a casa il bottiglione qui sotto…
le recensioni di calycantus. baroni al mercato centrale di firenze
Va beh, si sarà capito, questa deve essere la settimana delle recensioni. Però, se il fotografo insiste nel farci venire nostalgia di Barcellona, è vero che ci vuole niente a spalancare la porta all’amarcord delle stagioni vissute da studenti, dove finiscono per condensarsi ricordi strani e strane abitudini. Così, se è stato a Siena che qualcuna tra noi (cioè Maite, visto che Marie lo sapeva già fare e del fotografo invece non si sa) ha imparato a “spennare” un cavolo nero, a Firenze invece, con il primo lavoro, si è affinata la scienza tutta speciale di una spesa che sappia consolare del poco tempo, arginando le frustrazioni. Baroni è, appunto, la risorsa fiorentina di questa pratica, perché vi si trovano condensati in un banco solo (per quanto molto grande!) l’andata e il ritorno di ogni tipo di desiderio alimentare in fatto di formaggi e salumi con una virtù rara a firenze, lo sguardo aperto. Perché, sì certo, ci si trova pecorino di ogni tipo e di ogni meandro della Toscana, ma da Baroni esiste anche il Piemonte, la Lombardia, la Sicilia e persino la Francia, i sali declinati di colore e di profumo, il petto d’oca, lo Stilton, i caprini freschi di una signora del senese, il pane a lievitazione eccelsa, aceto (persino quello vero!) e vino, vini, capperi e passione… tanta!
le recensioni di calycanthus. la cerveceria catalana a barcelona
E ora chi lo sente il fotografo, diranno le cuoche vedendo le foto di un’altra scappatella catalana, Non vorrà più lavorare e pretenderà di tornare subito a Barcellona a fotografare tutti i bar della città. E un po’ è vero, il fotografo non vorrebbe più tornare, e soprattutto vorrebbe poter pranzare nella Cerveceria Catalana almeno una volta a settimana. Ma poi ci si abituerebbe troppo bene e vedere tutto quel bendiddio sulla barra non sarebbe ogni volta un’emozione nuova. Eh si, perché insieme al Ciudad Condal, un poco più giù scendendo la Rambla de Catalunya, la Cerveceria Catalana è uno di quei posti in cui si va se ci si vuole trattare bene, mangiare da re (se i re mangiassero tapas!) magari anche cercandosi un varco verso il bancone, facendosi guidare nella giusta direzione dal colore del cibo o da certi sorrisi…
le recensioni di calycanthus. la paradeta a barcelona
La parada è il banco del mercato, e questo semplice locale, proprio dietro il mercado del Born (uno dei quartieri più animati di Barcellona) è più una pescheria che un ristorante. E visto che il mercado del Born è chiuso ormai da anni a causa di certi scavi archeologici, il fotografo, in libera uscita catalana, non poteva che consolarsi con questo banco di pesce con cucina annessa. Cucina assolutamente inutile per ostriche e lumachine e piccoli gamberetti, ma fondamentale per il resto del menù: chipirones –moscardini– fritos gambas –gamberoni– a la plancha tallarinas y navajas –telline e cannolicchi– a la plancha calamares –calamari– a la romana sopa de mejillones –zuppa di cozze– … e vino turbio asturiano si consigliano orari tedeschi per evitare la lunghissima e prevedibile fila. Ma ne vale assolutamente la pena.
le recensioni di calycanthus. zeb firenze
Notarlo, lo avevamo notato da un po’, ma la resistenza ad entrare (nonostante l’idea di Zeb fosse in se stessa assolutamente accattivante) aveva a che fare con l’affezione passatista di Maite per il negozio di alimentari che lì stava prima di lui. Certi cambiamenti son duri a digerire, così pur attratti ne abbiamo scartata più volte la soglia e invece… invece poi si è scoperto che i proprietari sono gli stessi, che la cucina di Zeb è un allargamento intelligente della gastronomia che era prima nel negozietto di alimentari, che i prodotti sono come allora ben scelti, che la filosofia Zuppa-e-Bollito (Zeb appunto) non è una moda fredda di importazione. Tutti felici dunque. Maite che ha ricomposto la sua nostalgia, il fotografo che ha ritrovato, oltre ad un brodo di cappelletti da leccarsi i baffetti, una specie di barra de tapas spagnola, e Marie che dice “anch’io, anch’io, voglio venrirci anch’io la prossima volta!
le recensioni di calycanthus. russo a santa venerina
Chissà se si è notato, ma con buona pace del fotografo quella trascorsa è stata una settimana bianca, cinque giorni filati in bianco, cinque post palliducci alla Donna Hay (come idea, ovviamente…). E allora per cercare di riequlibrare la situazione, visto anche che in Trentino la neve è alle porte, abbiamo ripescato uno dei ricordi più colorati dell’estate siciliana appena trascorsa, ovvero la pasticceria Russo a Santa Venerina (pendici dell’Etna, pochi minuti dall’uscita dell’autostrada di Giarre). Noi lo abbiamo praticato come luogo di granite mattutine, ma le delizie sono declinate in molti modi, sia bianche (i panetti di latte di madorla) che coloratissime (la frutta martorana) in ogni possibile forma.
i macarons di pierre hermé
Ci siamo andati (anzi andate) e non ci siamo pentite!
Ci siamo andate anche se, a dire la verità, avevamo l’idea che a noi non è che i macarons ci facessero impazzire, troppo dolci, troppo stucchevoli, persino troppo romantici; ci siamo andate anche se la visita a Ladurée poco più sotto sempre in rue Bonaparte ci aveva scoraggiate; ci siamo andate un po’ perché non si poteva non andarci… e insomma dalla prima boccata respirata nella boutique abbiamo capito di colpo perché ci siamo andate! Un profumo di una fragranza da svenire, burro e caramello e probabilmente un fondo di vaniglia, ma tutto di misura e cotto appena, anzi con la sensazione che il forno si fosse aperto nell’istante preciso in cui varcavamo la soglia, fenomeno tanto più sorpredente visto che il laboratorio si trova molto lontano da lì. Ci siamo guardate intorno, abbiamo chiesto di poter fare delle foto e ce ne hanno concesse tre (una di quelle sotto dunque è rubata), poi abbiamo comprato con prudenza macarons, e con un imbarazzo assoluto (nella scelta) alcuni altri dolci che a casa abbiamo parsimoniosamente diviso in parti uguali. Ma a dirlo si fa fatica, perché l’esperienza è di quelle assolute nella forma e nella sostanza.
le baron rouge
Eccolo qui! Giusto per segnalare l’essenza piena di un posto che è un mito, ma che di certo è tanto, tanto concreto! Bar a vin, con il banco di zinco e i tonneaux dove il vino si spilla, un mucchio di gente il sabato e la domenica mattina con le borse della spesa, charcuterie, fromages e nei mesi con la “erre” ostriche alla dozzina (ma pure alla mezza), da portarsi a casa o da consumarsi sur place, con pane nero di segale, burro salato e, a scelta, limone o aceto à l’echalotte. Stretti, per non dire serrati, impossibile pensare di riuscire a sedersi ma felici di una felicità debordante che arriva a metà della strada, tanto che capita davvero di improvvisare pic nique d’huitres sul cofano o su tetto di una delle macchine parcheggiate davanti al Baron rouge…
luc, les crocs et le vin. ritratto alimentare n°8
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Non ne avevamo un’intenzione precisa, cioè la sicurezza assoluta di quel che facevamo mentre lo stavamo facendo, ma a guardarlo da qui, quello di Luc pare davvero un ritratto alimentare. Così dunque lo trattiamo, o meglio ci teniamo un po’ a metà tra il portrait e la recensione perché Luc è un amico (di cui avevamo già parlato a proposito di un certo dolce al cioccolato) ed è anche il patron di un posticino piccolo piccolo, proprio accanto al marché d’Aligre, quattro tavoli, gastronomia francese di grande qualità, buon vino e ospitalità calda. D’altronde come non considerare ritratto alimentare quello di colui che porta scritto sulla maglietta di voler votare il proprio il corpo alla gastronomia?
i sovversivi michele marziani e marco salzotto
I sovversivi, in realtà, sono quelli del loro ultimo libro: Sovversivi del gusto. Un viaggio fotografico non a scovare quelli a cui piace il caffè della peppina o il cavolo a merenda, ma “un viaggio nell’enogastronomia che resiste”, come ben recitra il sottotitolo. Un piccolo viaggio, per raggiungere il salone della presentazione e salutare Michele Marziani, l’abbiamo fatto pure noi, a Firenze, da deGustibooks, che si è concluso domenica scorsa. Il libro ci è piaciuto assai. Bellissime le foto di Marco Salzotto (“qualcosa di un po’ diverso dal solito” dice il fotografo) e interessante la storia del viaggio, regione per regione, a incontrare, fotografare e scrivere di pochi “sovversivi” che producono per passione e alla ricerca della qualità piuttosto che del guadagno a buon mercato. Alla fiera cercavamo anche una certa foto di una certa bimbetta Agatina. boh, chissà dov’era!
il pane del macellaio
Ieri era la giornata mondiale del pane. Abbiamo visto pani bellissimi, quello del convento di Alex, quello alle nocciole della Virgi, quello anticipato ed equo alle spezie di comida, quello anglofono di Enza, quello al ciccolato del cavoletto e un sacco di altre pagnottine, anelli e miracoli di lievitazione.
Noi, bisogna ammetterlo, abbiamo qualche problema con i lieviti… questione di brutte esperienze che a volte segnano (magari più del dovuto…) così in effetti panifichiamo piuttosto poco. Poco anche perché il fotografo di pane non ne mangia, Maite scorda sempre di comprarlo tanto che gli amici più avvertiti vengono a cena portandoselo da casa e Marie è pazza di quello di Lariano e di certi pani di campagna della boulangerie di Aligre, un tantino difficili da replicare. Ma un pane, in ritardo e pure non nostro, volevamo comunque almeno mostrarlo. Un po’ per sentirci un pochino partecipi di un’iniziativa bellissima, un po’ perché di questo pane c’è piaciuto, a tutti (fotografo compreso), non solo il sapore ma pure, tanto, la genesi. Riccardo Stiaccini, il macellaio di Castellina in Chianti ha un negozio che è una meraviglia, pieno di marmi, di carne eccellente e di buone abitudini. Le parti finali di prosciutti, rigatini e altri salumi, quei pezzettini diventati troppo piccoli per essere venduti ma buonissimi (che sarebbe sacrilegio buttare!), vengono conservati e consegnati al panificio che li impasta in corone e ne fa un pane croccante, saporitissimo e pericoloso…