Lo confesso: l’ho avuta sempre (e molto, molto prima di iniziare a cucinare)  un’antipatia viscerale per tutto ciò che in cucina è (anche vagamente) figurativo . Pomodorini travestiti da funghetti, pulcini di uovo e baffi di erba cipollina mi hanno fatto sempre più paura che tenerezza. Ma ognuno, si sa, ha le sue debolezze, i suoi traumi, i suoi mai e poi mai.

Ecco appunto, mai e poi mai… Così pensavo e così credevo, finché una bimba quattrenne ha cominciato a dire la sua su come vestirsi, su come pettinarsi e soprattutto su ciò che è bello, anzi bellissimo e quello che invece è brutto, bruttissimo.
Credo che sia esattamente in momenti come questo che si sperimenta davvero l’affilata arte del compromesso, in cui sempre un poco si vince ma sempre un poco si perde.
Ho vinto (a tratti…) sulle paillettes, sulla purpurina di ogni gradazione; ho perso (definitivamente…) sul rosa, sul plata (l’argento) e sull’oro. Trattiamo, quasi ogni mattina, sulla possibilità di contemplare i pantaloni, sui codini o sulle trecce, sulle mollette, i capelli sciolti, maglietta fuori maglietta dentro.

E in cucina?
In cucina comando io.
Sono le cose della mamma, sai è il suo lavoro, facciamo insieme solo se fai tutto quello che ti dico…
ma poi prende la sedia, immancabilmente sempre la più lontana, e la trascina con decisione sotto il piano di lavoro, capendo al volo se la postazione giusta è quella vicino ai fuochi o accanto al Kitchen Aid.

Mamma facciamo palomitas (popcorn)?
Mamma, la giro io la sopa (la zuppa)!
Mamma sai, ho visto un dolce fatto come una giraffa…

….c’est fini.

Il dolce in questione non è che un rotolo, qui si chiamerebbe esoticamente brazo de gitano, in due colori e in due tempi. Sembra difficile  ma è facilissimo, parola d’onore.

La ricetta del resto non è che un adattamento semplificato  proprio di quel classico brazo de gitano che compare nel nostro libro sulle Merende a Barcellona, e non escludo che in futuro mi tocchino altre variazioni figurative (mucche pezzate? tigri del bengala? boa costrctor!?).

La ricetta
5 uova
150 g di farina
150 g di zucchero a velo
1/2 bustina di lievito
1 cucchiaio di cacao amaro
1 pizzico di sale

per la farcia:
250 g di ricotta
50 g di panna montata
1 cucchiaio di miele

Montate gli albumi a neve con il sale e conservate da parte.
Montate i tuorli con lo zucchero fino a che risultino spumosi e chiari, incorporate poco per volta la farina e lo zucchero a velo precedentemente passati a setaccio, alla fine unite anche il lievito.
Con un poco di pazienza incorporate gli albumi montati muovendo dal basso verso l’alto.
Versate circa 1/3 dell’Impasto in una tasca da pasticcere e disegnate (è la parte difficile!) la griglia del manto della giraffa su una teglia foderata di carta da forno (per facilitarvi le cose disegnate prima il perimetro rettangolare del foglio, poi fate conto di disegnare in negativo le parti chiare della giraffa qui sopra… sembra difficile ma non lo è).
Ce l’avete fatte! Infornate in forno già caldo a 160°C per 5 minuti.
Nel frattempo aggiungete all’impasto restante il cacao e amalgamate bene.
Sfornate la griglia chiara e spalmateci sopra il composto al cacao. Livellate bene e infornate nuovamente per 15-20 minuti.
Sfornate, rovesciate subito su un foglio pulito di carta da forno ed eliminate quello usato per la cottura: il manto della giraffa si manifesterà per magia! Attenzione però arrotolate leggermente il rotolo giraffa per dargli la forma altrimenti rischiate che si rompa quando lo riempirete.
Non vi rimane che farcire con la ricotta montata con la panna e il miele, arrotolare il rotolo su se stesso e stringere bene. Avvolgete strettamente nella carta da forno e conservate in frigorifero per circa 3 ore.

2 Comments

  1. Bellissime foto e bellissima ricetta!! Dalla foto mi sembra di notare che le macchie marroni hanno una parte più chiara al centro. È un effetto dato dalla cottura o bisogna mescolare in qualche modo particolare il cacao? Grazie!!

    • caly Reply

      Ciao Stefania! è solo un effetto della cottura, o meglio della carta da forno che non è delle migliori (sigh! quando ne troverò una come si deve qui a Barcellona?!). Il cacao mettilo tranquillamente e senza pensieri.

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