Sì certo, ma in definitiva a che serve il rejuvelac? dopo aver germinato i chicchi di grano, fermentado per 48 ore e quindi filtrato abbiamo ottenuto una bevanda che sembrerebbe fare benissimo, ma ci basta?

Potrebbe certo, anche perché il profumo è buono e la cosa complessivamente gradevole. Ma tocca ammettere che la scusa che ci ha spinti a provare a imbottigliare questo elisir (sconosciuto fino all’altroieri) è stata la sua imprescindibilità per un altro processo, ovvero quello che promette di trasformare le noci (e in qualche caso i semi) in una cosa attualmente senza nome ma con la golosità del formaggio.

Per questo ci abbiamo provato, per questo ci proviamo.

Certo, meglio dirlo subito, del formaggio propriamente detto rimane una specie di richiamo veicolato dalla forma, dal colore, dai modi di usarne e abusarne (vuoi mettere la gioia di spalmare?) ma quanto a gusto le cose sono indubbiamente diverse ed è un peccato che non si sia trovato un modo di battezzarle seriamente perché -formaggi vegani- davvero non rende, oltre ad essere un’etichettatura sbagliata.

Però, però, però… ci sembra che la cosa, pur senza un nome degno di un nome, valga il tentativo e anche l’affinatura sulla quale ancora non ci siamo avventurati. Le cremine ottenute fino ad ora sono deliziose, aiutano a non rimpiangere la scivolata sensuale su una fetta di qualcosa (su questo qualcosa ci torneremo) e sono merendine da leccarsi i baffetti.

Noi abbiamo scelto come guida in questa avventura un librino spagnolo incontrato un poco per caso (Pan con queso, di Consol Rodriguez, edizioni Urano) che ha promesso da subito bene. Per ora stiamo studiando e inizato a sperimentare le faccende fresche, per le affinature e stagionature toccherà vedere di organizzarsi un poco, in tempi, spazi e attrezzature o finiremo, lo so, a dover traslocare…La ricetta è pari pari quella del libro di Consol Rodriguez, con poche pochissime variazioni
300 g di noci di macadamia lasciate in ammollo 24 ore e lavate ogni 12 ore
125/250 ml di rejuvelac (ricetta qui)

1 cucchiaio e mezzo di lievito nutrizionale in scaglie
1 cucchiaino e mezzo di acidulato di umeboshi (nella ricetta sale)
1 cucchiaio di succo di limone sfremuto fresco
1/2 cucchiaino di pepe bianco maciato fresco
1/2 cucchiaino di noce moscata macinata fresca

Sistemare tutti gli ingredienti nel vaso del frullatore (che deve essere potente, l’ideale sono quelli in cui si rovescia il boccale sulla base con il motore tipo  Vitamix) e far andare fino ad ottenere una crema omogenea.
Foderare un colino a maglia stretta con della garza e rovesciarci sopra la crema, ricorpire con la garza e sistemare sopra un peso. Mettere tutto questo trabicolo nel frigorifero per 24 ore per far fermentare e per far filtarre l’eccesso di liquido.
Ci siamo. Da qui in poi si possono sperimentare diverse variazioni e affinature ma già così è parecchio buono. Provate.

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