Ha 12 giorni e riposa nel frigorifero. Il mio lievito madre, in versione liquida (altrimenti detto Licoli), non ha ancora un nome ma non posso dire di non essermi già affezionata.
Anzi a dirla tutta in queste due settimane scarse mi sono molto preoccupata di lui e per lui.
Non sono sicura che vada come dovrebbe andare, spio le sue bolle, faccio tacche sul barattolo dove lo metto a riposare e mi domando due volte al giorno se ho fatto bene ad essere integralista e fare a meno dello starter.
Ho ricevuto consiglio preziosi: da Sergio, da Francesco, anche indirettamente da Luca e mi sono chiesta se questa “covata” del lievito (e poi a venire del pane) non sia una cosa maschile.
L’inquietudine diventa maggiore verso sera, quando viene l’ora di rinfrescarlo e poi metterlo a nanna. Questa faccenda di doverne buttare metà mi fa sentire in colpa verso una cosa viva (sigh!) ma anche verso le farine che lo hanno nutrito e che sono bene prezioso, sempre per carità, ma in questo momento in una maniera molto più tangibile.
Poi penso a mia nonna, quella paterna che si chiamava come me e che ho conosciuto appena; lei, al paese, faceva il pane in casa tutte le settimane e mandava mio padre bambino a prendere il “cresciente” dalla vicina. Poi diventava rossa rossa, sempre nel racconto di mio padre, per lo sforzo di quell’impastare a mano tutto il pane di una settimana.
Non credo che avesse le mie inquietudini, il lievito madre, anzi il “cresciente” non era un esperimento di autarchia (e diciamocelo di piacere…) ma una necessità e, ancora più semplicemente, un fatto.
Insomma di cosa mi sto realmente preoccupando?

Per fortuna Marie, come spesso succede mi ha tolto dalle peste. Lei che è più giovane ed ha comunque sempre avuto una memoria migliore della mia si è ricordata di alcune ricette di quel genio di Manuela Conti per l’utilizzo della pasta madre in esubero.
Ora rinfresco senza sensi di colpa e inforno lingue di suocera, tutte le sere.
La ricetta
La ricetta è proprio quella di Manuela che trovate per esteso qui, ho solo dovuto modificare la faccenda del latte perché in casa in questo periodo proprio non ne abbiamo. Ho dunque alzato un poco l’olio e abbozzato una proporzione pressapoco che però ha funzionato a meraviglia.
100 g di licoli
150 g di farina (per me semi-integrale)
35 ml di olio extravergine di oliva
25 ml di acqua
sale in scaglie
erbe aromatiche
Mescolare il licoli con l’acqua e la farina, imcorporare quindi l’olio extravergine e formare una palla. Lasciare riposare coparta per circa 30 minuti quindi dividere in pallette regolari e stendere con il mattarello delle stisce di circa 25 cm. Pennellare con olio extravergine di oliva e lasciare riposare altri 15 minuti, circa. Completare con il sale e le erbe ed infornare in forno caldo finché non si dorano.