Va bene, lo ammettiamo, qui abbiamo un poco paura di mettere le mani in pasta. Come madri apprensive e iperprotettive accampiamo scuse: è ancora piccolo, non è pronto, aspettiamo ancora un po’…
Insomma il lievito madre deve ancora essere battezzato. Non ha un nome e aspetta nel frigo. Non lo abbiamo ancora messo al lavoro, mentre là fuori è tutto un fiorire di pani meravigliosamente cresciuti ed alveolati, tondi e perfettissimi che fanno crescere l’ansia da prestazione.

Ma siccome il lievio mangiare deve mangiare, ovvero va rinfrescato, qui continuiamo ad avere esubuero che fa male dover buttare. Allora ci si ingegna, o meglio si ingegna Marie (lei che ha in casa il pane perfetto di Luca ogni settimana…) e dopo avermi messo sulla strada delle lingue di suocera di Manuela, ha trovato una cosa ancora più magica. Non serve aggiungere farina, non serve niente in effetti.
Lei ha detto che l’ha trovata sulla pagina Instagram di un cuoco giapponese che vive a Parigi, ma io ovviamente ho scordato il nome e qualunque referenza. Però incredula ho preso la carta da forno e la marisa e ci ho provato…

La ricetta
è buffa da dire. Prendete l’esubero di lievito madre, quello che buttereste via prima di rinfrescare quel che vi serve, stendetelo su una teglia da forno foderata da carta antiaderente e cercate di fare uno strato sottilissimo, un velo. Cospargete di sale con parsimonia perché essendo fino risulterà facilmente salato, aggiungete erbette o polveri a piacere (noi abbiamo usato le erbette della mamma di Angela) e infornate in forno già caldo per 5-10 minuti, finché non si accartoccia.