L’inzio di maggio è stato un poco in salita. Il fatto è che fuori è primavera, ce ne siamo accorti persino tra le mura di casa e mentre il calendario ci ricordava che avremmo dovuto essere tutti insieme in campagna, proprio in questi giorni proprio in queste ore, ci è invece toccato tra capo e collo il cambio degli armadi.
Ci sono catastrofi peggiori, lo so benissimo, ma quest’anno è stato difficile e strano, con l’umore scollato dal sole alla finestra e montagne di vestiti ad accomularsi ovunque, come se l’armadio fosse esploso. Quando li metterò? Quando li ho messi? Non c’è stato l’inverno, e la primavera è arrivata senza che l’aspettassi.
E dire che proprio quest’anno ci eravamo organizzati bene, e per tempo. Domenica passata l’avremmo duvuta passare nel Chianti, in una grande tavolata tra le vigne. Avevamo preparato le tovaglie, immaginato già un poco i menù e raccolto attorno a quel tavolo grande già molti amici, vecchi e nuovi.
Lo so, ci sarà il tempo nuovo per i corsi di fotografia, per i pranzi condivisi, per quel modo di stare insieme che abbiamo cominciato a disegnare Marie ed io. Ma intanto oggi la primavera che è là fuori manca più degli altri anni: mi mancano le peonie, e anche i lilà, mi manca Marie, mi manca quella luce speciale che c’è in campagna, le chiacchiere fitte fitte nella cucina. Le cose che crescono e fioriscono, il verde nuovo.
Ma ci proviamo a rimediare come possiamo. O perlomeno a seminare promemoria ed esperimenti, per Anna, ma in fondo anche e molto per noi grandi. Anche in città succedono meraviglie, persino durante una pandemia.
Se tagli secco il tronco di un sedano e lo metti in acqua avrai una pianta nuova, giustamente lenta ma tutta nuova. Ci crederesti? I rametti di menta che l’Enriqueta ci regala quando compriamo il pesce hanno messo radici, i semi di mela piantati nel cotone il 23 di marzo sono germinatissimi ed è tempo di trasferire in terra e persino i microscopici semini di limone, che abbiamo affidato al cartone delle uova, sono alberelli lillipuziani. L’avocado lui, va come sempre lentissimo, ma qui il tempo non ci manca. Lo aspetteremo.




Poi al mercato (che qui non ha mai chiuso, ma che anzi si è organizzato egregiamente per servire in sicurezza e a domicilio) hanno pensato che valesse la pena di fare primavera in tutti i balconi della città. Le piante che non hanno potuto essere piantate nei parchi (chiusi fino alla settimana scorsa) sono state regalate in tutti i mercati di Barcellona: all’ingresso e anhe ad ogni singolo banco.
Quel giorno coincideva con la prima vera uscita di casa per Anna: siamo tornate a casa con un bottino favoloso, per la nostra primavera.
