Di gnocchi ne abbiamo fatto un libro intero, 31 ricette di gnocchi di ogni tipo, lo trovate qui.
Rimane uno dei miei preferiti (e non soltanto per la copertina!), ma è vero che avrebbe bisogno di un seguito, di un progetto a volumi, perché di gnocchi non ce ne sono mai abbastanza e soprattutto se ne scoprono di impensati.
Gnocchi di nocciole ad esempio, ci avreste mai pensato? Io no, ma invece in un vecchio libro di cucina trentina, che spesso ci ha riservato scoperte geniali, c’erano loro, nocciole e ricotta.
Toccava provarci non c’era che fare, anche perché dalla Sicilia ci arrivano le nocciole dell’Etna, da un fazzoletto di terra che lo abbracci tutto con lo sguardo, ma tutto zeppo di nocciole e di meraviglie.

Eccoli dunque, con l’avvertenza che la dose di farina indicata dal libro è un poco ad occhio: verificate e aggiustate fino ad ottenere un impasto appena consistente (per sicurezza fate la prova di cuocerne uno, giusto per non avere cattive sorprese).
Per il resto sono una piccola gioia, con le nocciole ben presenti capaci di curare (quasi) ogni nostalgia.
La ricetta è tratta da La cucina del Trentino Alto Adige, di A. Molinari Prandelli, Newton Compton 2001
per 6 persone
350 g di ricotta
3 uova
60 g di nocciole tostate e tritate
2 cucchiai di pangrattato
3 cucchiai di farina
burro fuso e salvia per condire
oppure, come nel nostro caso, pesto di cavolo nero (preso diretto dal libro dei pesti)
Scolare bene la ricotta e mescolarla con le uova leggermente battute, unire quindi le nocciole tritate e poco alla volta il pangrattato e la farina. Quando il composto risulta un poco consistente potete formare gli gnocchi con il cucchiaio facendoli cadere direttamente nella pentola con l’acqua bollente, oppure lavorarli con le mani leggermnte bagnate e passarli nella farina.
Cuoceteli in acqua bollente leggermente salata, scolateli appena vengono a galla. Conditeli, come più vi piace, e a tavola!