Non è che sia stata poprio proprio esattamente la gita di pasquetta, però delle nostre ore trascorse a Zagarolo abbiamo riportato le sensazioni forti di un altrove tanto e tanto vicino.
Mentre forse ci si divide e ci si alambicca con troppa collaudata partigianeria tra cucina di trucchi (quella rapida-rapida dei surgelati, del dado, del ci ho messo cinque minuti e me ne vanto) e cucina alta (del mettere, del togliere e comunque solo e soltanto del ristorante) ci si dimentica che per fotuna (tanta!) l’Italia, come tanti altri luoghi del resto, è un posto dove si continua a far le cose per bene, con cura, con prodotti, con ingegno, con cultura di tradizione ma non solo.
Dunque siamo stati a Zagarolo e ci siamo andati proprio a cercare il tordo, quello matto. Trovarlo non è stato difficile: abbiamo chiesto di lui nel centro assolato del paese e ci hanno spedito da Pietro, macelleria Pacifici, nella via che taglia di mezzo il paese proprio lì dove comincia a scendere.

Pietro ci ha spiegato tutto ma proprio tutto. Del perché e del per come, della carne equina che alleva lui stesso, del battuto aromatizzato di spezie, della volontà di preservarlo il tordo matto, ora certificato IGP e recentemente presentato all’Enoteca laziale in via Frattina, perché quanto sono strani questi romani, pochi chilometri da Roma e non conoscono il tordo matto!

Pensare che piaceva ai principi Colonna assicura Pietro e che lo hanno cucinato pure a un papa e gli è piaciuto, tanto che li ha voluti a Roma i tordi matti.
Noi per parte nostra ne avevamo sentito parlare sul sito di gente del fud e ci avevano persino coinvolto in una gara senza vincitori possibili tra tord matto e probusto. La bella notizia è che non si deve scegliere, si possono avere tutti e due e che, non occorre vantarsene, si preparano in cinque minuti.

La nostra gita a Zagarolo continua domani…

11 Comments

  1. Zagarolo mi fa sempre pensare al film “Ultimo tango a Zagarolo”, ma questa cosa sembra fantastica. Grazie Calycanti, come sempre per quello che ci fate scoprire.

  2. Pingback: il forno Quaranta a Zagarolo – la cucina di calycanthus

  3. Buongiorno,

    Il coltello della foto ha una manicatura in palissandro con perni in ottone. Fuori norma, ma molto romantico… Probabilmente un Montana serie Firma dei primi anni 90 :-) E poi alla fine che cosa si mette in ‘sti tordi matti?

    Sempre bravissimi comunque, soprattutto il caro Fotografo :-)

    A presto!

    • Buongiorno Cris, sul coltellaccio non so dirti per il ripieno e tutti i segreti del ripieno del tordo, segui il link di gente del fud è spiegato tutto benissimo!

    • E mannaggia! ma la prossima volta non mancheremo. A proposito lo zio e la zia (molto fotogenici!) sono sul nostro libro di cucina di Roma e del Lazio in uscita proprio oggi. Quando ho le date ufficiali della presentazione vi faccio sapere!
      Un abbraccio

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