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di cozze, di senape, di birra

Ebbene il libro è in libreria, noi nuovamente in partenza, ma soprattutto l’indigestione da cozze è finalmente archiviata.
Sì perchè quando si cucina, si fotografa e si mangia (!) per un libro monotema il rischio realistico e inevitabile è quello di declinare l’alimento in questione in tutti i pasti comandati. Nel caso delle cozze poi, essendo difficili da regalare (a differenza delle torte di mele), abbiamo rischiato cozza party pure a colazione e un diradamento drastico della vita sociale. Meno male che abbiamo amici comprensivi che nei mesi “caldi” si son prestati ad ogni tipo di esperimento e di assaggio, poi però mentre il libro “cuoceva” in redazione e quindi in tipografia, noi (e gli amici) di cozze non abbiamo voluto sentir parlare.
Ora siamo rinsaviti ed è tornata la loro stagione. Pubblichiamo dunque una delle 32 ricette del nostro librino, anche perché un ripassino casca bene visto che da domani saremo in laguna (veneziana) per qualche tempo, dove i peoci sono amati da sempre.

biscotti salati alla birra

Era già da un po’ che questa ricetta giaceva nella lista delle cose “da fare”, lista che del resto di questi tempi si sta allungando tanto da sembrare l’indice di un’enciclopedia . Poi il giorno che abbiamo deciso di preparla non è stato così semplice: libro alla mano, traduzione in testa, ricognizione in dispensa e adeguamento nelle mani.

le recensioni di calycanthus. pedavena a trento

La notizia del week end è che è tornata la neve. Almeno in Trentino, almeno in montagna, ma comunque sufficientemente bassa di quota da guardarla con gli occhi e soprattutto da sentirla nell’aria con la punta del naso arrossata. Di corsa a pescare una giacchetta di lana dall’armadio, e la sciarpa e i calzettoni, ricominciando a pensare che appunto si ricomincia con il freddo, con la lana, con gli strati. Ma l’autunno (o già forse l’inverno?) ha tutto un suo piacere e un suo tepore in cui il Trentino, e il mondo nordico in generale, si avviluppa. Cibo da freddo che scalda da dentro: canederli, gulash suppe, polenta e tosella, strangolapreti e wurstel in ogni sfumatura. Insomma anche l’inverno ha le sue ragioni alimentari, così per “festeggialo” siamo tornati al Pedavena luogo storico, anzi di più, del cibo trentino. Popolare, popolarissimo, tanto cambiato eppure assolutamente immutabile, stesso menù, stessa boiserie, stessa atmosfera, stessa birra che si produce proprio qui.

brasato alla birra scura e al pepe rosso di sichuan

 

Dal macellaio del mercato di Ponte Milvio lo stesso pezzetto di carne è finito in due diverse borsette.
Sulla fine del pezzo più grosso manteniamo per il momento un certo riserbo, mentre sul secondo, quello più piccino (!) converrà dire che il macellaio sosteneva che fosse giusto giusto per tre, ma che, a dire la verità, anche per cinque sarebbe bastato e pure di misura…  “un gran bel pezzo da cottura lenta”, sempre secondo il macellaio, una cosa da fare brasato, con il vino, per tante tante ore, e su questo in effetti aveva ragione, pienamente. 
Solo che invece che il vino nella cottura lenta ci è finira la birra, scura e piena di aroma, a cui abbiamo aggiunto il pepe rosso di sichuan di cui avevamo sentito elogi accalorati ma sul quale a dire la verità avevamo qualche perplessità, temendo l’effetto marketing che ultimamente circonda (eccessivamente?) alcuni prodotti (perché, ad esempio, abbiamo mangiato un sale unico per trent’anni per poi scorprire che “vuoi mettere quello rosa dell’Himalaja?”). 
Ma questo pepe non ci ha delusi in nulla, ha un sapore e un profumo meravigliosi, un pizzicore leggero, qualcosa che lo avvicina al cardamomo e al chiodo di garofano, alla fine si sente persino un po’ di menta, o addirittura un formicolio piacevole. Con la birra scura poi ha dato delle soddisfazioni almeno in parte inaspettate, insomma ci ha convinti così tanto che ne avremmo portato un pezzettino anche al macellaio di Ponte Milvio, se solo ne fosse avanzato… e soprattutto lo avremmo portato di corsa a Virginia, quando abbiamo trovato questo, una sorta di prova del nove sull’importanza del pepe (nel brasato e) nella vita.

zuppa di birra

Fidatevi! Nonostante le apparenze è proprio una zuppa di birra.
Una zuppa di birra di quelle dal gusto fortemente nordico, austriaco, altoatesino e in fine trentino perché è proprio da un libro di cucina di questa complicata regione che la ricetta, con qualche variazione, viene (Alessandro Molinari Pradelli, La cucina del Trentino-Alto Adige).
“Zuppa di birra dal gusto nordico” nel senso che prevale la presenza del latte, del burro e della panna e tutto si gioca sul delicato equilibrio fra il dolce di questi alimenti (più lo zucchero, ma giusto un cucchiaio…) e l’amaro della birra. Ci si aggiunga pure la cannella e la scorza di limone e si avrà una marca indelebile di montagne, di mucche, di laghi, di freddo e di calduccio della stube, di tetti aguzzi e di cielo terso e pure di birra… Maite che qui ci è cresciuta si ricorda ancora della gita delle elementari agli stabilimenti Forst…

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