La cucina, diciamocelo, è una faccenda pratica. Certo c’è il pensiero, l’invenzione, la creatività e l’associazione del nero di seppia con la cozza bruna ma, ben più che semplice esercizio, la cucina, quella del quotidiano, è pratica del possibile.
Se le strade sono asfaltate, se le tattiche sono a prova di bomba allora tutto scorre, si fa facile e dunque semplicemente si fa.
Quindi tutto questo preambolo è semplicemente per dire che tocca sforzarsi di essere facili e nel caso del pesce ancora di più.
Che ci vuole? io l’ho sempre detto che al pesce meno gli fai meglio gli fai ma la questione, mi sa, non inizia solamente in cucina, bensì prima e pure dopo.
In fatto di alici, ad esempio, c’è stato un prima e un dopo, un prima dell’anisakis e un dopo dell’anisakis.
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando basterà dire, senza entrare in dettagli troppo scabrosi che si tratta di un parassita piccolo quanto pericoloso che può comprmettere la qualità del pesce e la nostra salute. Per evitarlo, ed evitare soprattutto le sue infide larve, tocca cuocere il pesce con attenzione. Ma se invece il pesce mi piace crudo?
Allora le strade sono due: l’abbattitore, che è per la maggior parte di noi un sogno proibito in termini di denaro ma pure di spazio disponibile, oppure la congelazione che nel caso di quella domestica deve durare lo scherzetto di almeno 72 ore.
Fiuuuuuuu….
e infatti con questa storia di doverci pensare prima, ma molto prima le alici crude abbiamo smesso di mangiarle. Poi per quelle strane sincronie astrali che allineano a volte pianeti lontanissimi la Pilar (che è la nutrizionista del Fotografo, anzi da circa un anno il suo Verbo!) ha detto che gli omega3 a crudo… e l’Enriquetta, la pescivendola del Mercato di Santa Caterina prepara certi filetti freschissimi, spinati che levati… e le signore catalane il venerdì arrivano con i tapper da infilare direttamente in congelatore…
Si è accesa una lampadina e si è organizzato un ménage: si compra una partita di alici spinate dall’Enriquetta (mai meno di mezzo chilo) si sciaqua a casa e si lascia asciugare in un colino, si tampona con carta da cucina e quindi si dimentica in congelatore. almeno 72 ore. Il gioco poi prevede che ogni volta che si levino le alici dal congelatore le si sostituisca con una nuova partita, in modo da non esserne mai sprovvisti. Il grosso è fatto.
La ricetta
500 g di alici (congelate per 72 ore)
4 cucchiai di acedulato di umeboshi
due cucchiai di succo spremuto di zenzero fresco
il succo di due limoni
1/2 cucchiaino di tamari
1 spicchio di aglio
olio extravergine di oliva
cayenna a piacere
Lasciate scongelare in frigorifero le alici per tutta la notte. Il giorno dopo trasferitele in un colino e preparate la marinata. Mescolate l’umeboshi con il succo di limone, il tamari e il succo di zenzero: disponete le alicette in una terrinetta e bagnate con la marinatura, aggiungete lo spicchio di aglio tritato, rivestite con pellicola alimentare e conservate in frigorifero per almeno 6 ore. Trascorso il tempo aggiungete l’olio extravergine di oliva e cayenna a piacere.