Lavorando sulle cucine regionali italiane spesso, anzi spessissimo ci siamo imbattuti nella trippa, nobile quinto quarto di lunga tradizione. E intorno alla trippa, regolarmente, si verifica il medesimo sorprendente fenomeno: la ricetta è sempre sostanzialmente la stessa, ma ogni contrada le regala il suo nome, convinta in cuor suo che si tratti di un unicum, di un prodotto autoctono.
Soffritto, pomodoro, molto parmigiano (o pecorino, o caciocavallo…) e foglia di basilico (o di menta), così la trippa diventa alla fiorentina (ma pure alla senese), alla romana, alla napoletana persino, e ovviamente alla siciliana.
Forse parte del mistero sta nel fatto che sia un piatto delle nonne, che devono averla imparata in un qualche tempo e in un qualche dove, tutte insieme evidentemente, sedute ai banchi di una scuola immaginaria, ancora prima di quella del maestro Manzi che insegnava l’italiano per televisione. Forse chissà bisognerebbe scomodare l’Artusi, forse l’Ada Boni o Petronilla con quella sua genialità di apparecchiare l’economia di guerra.
Ma che succede quando la trippa si fa finta?
La stessa cosa sostanzialmente e non peteva che essere così.
Prendete (la) Marie, ad esempio, che vive a Roma e rimpiange Parigi, non si toglie l’accento toscano e gira la città in cerca di posti che le somiglino. Perché alla fine cerchiamo posti e persone che ci somigliano.
A piazza Perin del Vaga, nel quartiere Flaminio, c’è Alessandro, un giovane catanese che ha aperto da qualche tempo il Bar due Fontane. Il caffè è superlativo. La piazzetta è un’oasi di pace e tranquillità, sopratutto con la bella stagione. E Marie ci si siede, si beve un caffè, a volte due, sbocconcella falafel, chiacchiera e qualche volta arrossisce.
Arrossisce quando Alessandro le confessa che sa tutto di lei, che legge il suo blog, che prova le sue ricette, che cucina quello che lei cucina…
Arrossisce quando Alessandro le confessa che sa tutto di lei, che legge il suo blog, che prova le sue ricette, che cucina quello che lei cucina…
Tornata a casa le sembra di dover ricambiare le cortesie e ripensa alla trippa, quella finta che ha mangiato a pranzo da Alessandro. Roba catanese, o forse romana, roba come faceva la Marcella a Castellina nel cuore del Chianti, roba marchigiana, roba di tutte le nonne, che mettono insieme le cose e giocano pure con i nomi…
Ingredienti
uova
foglie di menta
salsa di pomodoro
parmigiano grattugiato (o pecorino romano)
sale, pepe
olio extravergine di oliva
olio extravergine di oliva
Preparate una salsa di pomodoro un poco densa come la farebbe la vostra nonna e lasciatela addensare a fuoco basso. Battete le uova, aggiungete le foglioline di menta spezzettate, sale e pepe. Preparate delle frittatine sottili, arrotolatele e tagliatele a listarelle. Tuffatele nellla pentola con la salsa di pomodoro e lasciatele ben impregnare nel sugo per un paio di minuti. Servite con una generosa spolverta di fromaggio a vostra scelta, o meglio a seconda di quello che usava la votrsa nonna.