è arrivato settembre e come al solito ci ha colti di sorpresa. Quest’anno, però, abbiamo alle spalle la scusa di un agosto che non ha fatto il suo dovere, che ha pianto troppa pioggia, persino nell’assolata Sicilia dove l’acqua è miraggio, sempre annunciata e sempre sconfitta.
Quest’anno è andata contro ogni regola, contro ogni ricordo, contro ogni statistica, ma forse il bello sta in sorprese come questa, che aiutano a ricordarsi lo stupore anche per ciò che da sempre si conosce. Probabilmente la Sicilia è per me proprio questo, un altrove consueto, un ossimoro biografico, un posto diverso dove tornare ogni anno e misurarsi insieme le radici e la distanza.
E allora lì, sotto il vulcano, anche quest’anno ci siamo goduti ogni sfumatura di verde (mai così acceso in agosto) e di nero (a far risaltare tutto), ogni profumo di terra (bagnata o arsa dal sole), una montagna di more selvatiche e anche funghi a profusione.
Abbiamo avuto il tempo di cucinare semplice e di mangiare sotto il pergolato di kiwi, di immaginare nuovi progetti e nuove forme, di rivedere gli amici e di lavorare anche un poco.
Chi ci segue su Instagram sa anche che il Fotografo ha ripreso a ritrarre (le sue verdure preferite !), incurante per qualche ora delle zanzare con cui vive una guerra perenne, quest’anno particolarmente feroce e insanguinata. Lui, animale di città, è sicuramente felice di ritrovare i marciapiedi e “la civiltà”, di addomesticare il tempo, di ricominciare settembre. Io me la piglio con più contrasto: con la testa ancora all’indietro, al pensiero di ciò che lascio lì o che non sono riuscita a fare, e lo sguardo tutto in avanti immaginandomi e progettando l’estate che viene. Settembre lo avrò in bocca tra un poco, quando in ritardo su ogni tabella di marcia comprerò un nuovo quaderno e farò la punta alle matite.
In un agosto di molta pioggia, la nostra scoperta alimentare è stata l’acqua, non calda ma fredda. Abbiamo infuso a freddo e abbiamo trovato la chiave per bere di più. C’è pure da dire che l’idea non è stata nostra, ma copiata pari pari da un numero di Marie Claire Idées portato in valigia. La meraviglia è stata scoprire che avevamo tutto a portata di mano: l’acqua del castagno dei centocavalli, le more dei rovi selvatici e la lavanda della zia Sara, limoni del giardino, finocchietto selvatico in ogni angolo e cetriolo o cetrangolo comprato, lui solamente, dal verduraio all’incrocio del paese, tra la rivendità dei giornali e la signora scorbutica che vende le bombole del gas.
Acqua alle more e lavanda
Sciaquate una manciata di more con delicatezza per non romperle, quindi sistematele nella brocca, aggiungete due o tre steli di lavanda e colmate di acqua. Lasciate in infusione un paio d’ore in figorifero.
Acqua ai fiori di finocchietto:
Lavate un cetriolo e con una mandolina tagliatene delle fette sottili in verticale senza togliere la buccia, lavate anche i fiori di finocchietto e sistemate tutti in una brocca. Aggiungete 4 quarti di limone possibilmente verde. Colmate di acqua e lasciate in infusione per un paio d’ore in frigorifero. Se volete al momento di servire aggiungete del ghiaccio.