A Barcellona, ma vien da dire in Spagna in generale, le verdure languno un poco. é un ritornello già sentito, ma ad ogni ritorno e a ogni confronto con l’Italia (e con i mercati romani in particolare) rispunta fuori, come una nota stonata in un coro estasiato. Poca scelta e poca stagionalità, con i banchi dei pagés (cioè dei contadini) non proprio sempre credibili e un’uniformità qualche volta claustrofobica. è pur vero, che con il tempo e con l’uso si scovano nicchie, rinconcitos e percorsi, facendo della caccia alle verdure una sorta di sport urbano.
A Santa Caterina abbiamo già una buona base: il nostro banco preferito ha cose spesso introvabili (tipo il col verda, e pure i celeberrimi grelos galiziani), rispetta con naturalezza la propria stagione (anche se pomodori, peperoni e zucchine giganti non mancano mai) e ci insegna i nomi catalani di ogni cosa. Ritrovarlo in questo tempo a cavallo, con il sole marinero di domenica e la bruma del 1 ottobre, vuol dire incontrare miracolosamente cose che appartengono ad universi incompatibili. I primi cachi (che hanno un nome bellissimo: palos santos) gomito a gomito con le pesche di vigna, le prime zucche e le ultime melanzane.
Oltre a non sapere come vestirci, non sappiamo cosa preferire: l’ultimo saluto all’estate o il primo anticipo di autunno?