In quel perpetuo movimento leggermente asincrono che caratterizza le nostre vite (singolarmente o congiuntamente considerate) lo scorso week end (cioé quello prima di questo conclso da poche ore) eravamo a Merano per il Merano Wine Festival.
Per chi non lo sapesse si tratta di una delle maggiori e più rinomate manifestazioni dedicate al vino, giunta quest’anno alla sua ventesima edizione ed ospitata nell’impressionante complesso asburgico della Kurhaus, una roba che occhieggia da ogni balconata, balaustra o colonnino alla principessa Sissi.
L’esperienza è stata di quelle da giramento di testa, non tanto e non solo per la gradazione alcolica quanto per la quantità di stimoli, di produttori, di bottiglie, di assaggi che su di noi, in effetti amanti del vino ma poco avvezzi alle grandi kermesse enologiche, ha avuto un effetto di stordimento; morale abbiamo assaggiato ben poco.
Di numeri, di filosofia, di impressioni generali abbiamo parlato già su Gastronomia Mediterranea, qui riprendiamo il filo più emotivo di quel che abbiamo visto e soprattutto assaggiato.
ciambelline al prosecco
Cosa fare di un rimasuglio di prosecco nel frigo in una giornata fredda e piovosa? Ci sono giorni in cui si avrebbe voglia di qualche cosa di dolce, ma il frigo e la dispensa non hanno molto da offrire. Magari è pure domenica pomeriggio, o è troppo tardi, o l’indolenza è troppa per uscire fuori a comprare delle uova. Ecco questa ricetta ce l’ha regalata la nostra amica Raffaella ed è da considerarsi a tutti gli effetti un salvagente! Mica solo perché le ciambelline sono tonde come quelle per galleggiare al mare, ma perché riescono sempre (e con il buco!) e con molto poco, che il vino sia bianco, rosso o pure prosecco, insomma quel che c’è e quanto ce n’è…
zuppa di vino di terlano
Giusto per rimanere in tema di esotismo altoatesino, questa è una delle ricette che più ho sognato di replicare in tutto il suo aromatico trasporto. La faccenda del resto per quanto esotica, sembrerebbe semplice: ottimo brodo di partenza (di quelli con tutti i crismi, in particolare la pazienza…), ottimo vino (va da sè…) e panna freschissima, la cannella certo, le uova e i crostini, volendo, passati nel burro. Ma la verità è che, per quanto attenta e ortodossa nell’esecuzione, questa zuppa non mi è mai riuscita come nel ricordo, così come in Alto Adige (e a Bressanone in particolare) la praticano con l’agilità di chi fa le cose “ovvie”. Dunque aiuto: qualcuno conosce qualche segreto? Ha la suocera della Valle Isarco? Una ricetta migliore? o forse è meglio rassegnarsi all’idea che una zuppa così valga un viaggio?
pesche di vigna al vino rosso e rosmarino
Sono giorni di attesa questi. Le uve dall’enologo, gli sguardi al sole, al calendario, persino ai giorni della settimana… che iniziare la vendemmia di venerdì non si può, che si sa che porta male. Dunque per questa settimana nulla, ma la prossima dovrebbe essere certo (!), lunedì, martedì, forse persino mercoledì? e finalmente si inizierà. Tra entusiasmo (Marie) e scetticismo (Maite) per la discesa in vigna (che naturalmente quasi tutte le vigne sono in salita…) c’è chi (?) pensa bene di ingannare le attese con certe pesche minute ben irrorate e intrise di vino…
gelatina di traminer al pepe nero della tasmania
Di corsa, di corsa e per il rotto della cuffia, insomma proprio all’ultimo minuto ma ce l’abbiamo fatta! perché nella raccolta della Virgi volevamo proprio esserci, ma come spesso (sempre?) ci succede dall’avvistamento dell’iniziativa è stato tutto un fiorire di ipotesi con un’unica cerrtezza: “Questa la facciamo di sicuro!” e allora: “Si potrebbe fare questa cosina qui, oppure sarebbe la volta di provare finalmente, ecc. ecc.” Poi passano i giorni e si complicano le scadenze, ma per fortuna complice un transito milanese da uno dei luoghi prediletti e benedetti da Virginia stessa e aimhè destinato a scomparire, la cosa si è finalmente condensata in gelatina, non proprio addensatissima ma molto molto profumata.
stracotto di guanciale al merlot
Visto che qui sembra tornato l’inverno con tutto un calare della luce che pare irreale (che il grigio sia dipinto?) ci è venuta voglia di una cosetta calda, di quelle che cuociono lentamente lentamente e asciugano tutto l’umido fuori dalla finestra. Il macellaio, poi, ci ha messo del suo procurando un taglio che non è dei più consueti ma di certo dei più adatti a cotture lente, imbibite di vino rosso e di spezie, oltre che di pazienza. Così il guanciale l’abbiamo messo sul fuoco con un mucchio di cipolle nella pentola di ghisa rossa che credevamo, incauti, di avere quasi deposto per questa stagione…
mousse di robiola e vin santo al melograno
“… Un figlio di Re mangiava a tavola. Tagliando la ricotta si ferì un dito e una goccia di sangue andò sulla ricotta. Disse a sua madre: -Mammà, vorrei una donna bianca come il latte e rossa come il sangue. …
Ci sono alcuni formaggi, e tra questi la robiola, che sono perfetti per le prove, per le sperimentazioni, perfino per gli azzardi qualche volta. In questo caso la faccenda è proprio semplice semplice e per nulla azzardata, anzi una sorta di fiabesca non ricetta in cui però gli ingredienti si sposano perfettamente tra di loro, come il sangue e la ricotta e come il principe e la fanciulla … che tanto si sa che nelle fiabe è così che va a a finire, l’interessante è vedere come. Anche nel caso di questo mousse l’interessante è proprio il come: come l’agro del melograno si stemperi nella cremosità dolce della robiola e come quella goccia di vin santo suggelli il matrimonio. Il tutto può essere spalmato sul pane tostato, mangiato prima o dopo, in aperitivo o in conclusione, preferibilmente maneggiando cucchiaini e non coltelli…
spaghetti ubriachi
Abbiamo perso un’ora di luce e ne abbiamo guadagnata una di sonno… le cuoche sono malmostose il fotografo confuso…
Per consolarci un po’ tutti e obnubilarci nell’alcol abbiamo rispolverato una ricetta mangiata e imparata molti anni fa in una osteria fiorentina proprio vicina vicina a casa di Maite. All’Osteria dei Benci, al numero 13/r dell’omonima strada, gli spaghetti li cuociono all’ubriacona, vale a dire proprio nel vino, rosso naturalmente, tanto da tingerli di viola e aromatizzarli in modo inconfondibile. Così abbiamo fatto anche noi introducendo però alcune piccole modifiche, qualche variazione stilistica e soprattutto aromatica: cipollina fresca, fiori di finocchio e timo.
branzini ubriachi
Dovendo schierarci dichiariamo apertamente di appartenere alla schiera di quelli che:
al pesce meno-si fa-meglio-si fa!
A questi due branzini, per esempio, non gli abbiamo fatto nulla, ma proprio nulla… o quasi…
Li abbiamo solo profumati, di timo, e “bagnati”, di Martini… abbiamo aggiunto l’aglio, il limone e l’olio extravergine d’oliva, un po’ di sale, un po’ di pepe e basta… tutto qui.
gelo di moscato rosa
La signora Fausta porta al mercato di piazza delle erbe, due volte la settimana, quello che cresce nel suo campo e nella sua vigna. Questo sabato (oltre a una verdura sconosciuta e assolutamente mai vista di cui non è ancora ben chiaro cosa fare) aveva della splendida uva, piccola, turgida e viola acceso. La signora Fausta ha provato a interrogare: chi sa dire che uva è? siccome nessuno la sapeva, come una maestra paziente, la risposta l’ha data lei: Moscato rosa!
A quel punto, sedotti a puntino, l’abbiamo portata a casa (assieme alla verdura misteriosa e un sedano rapa e mezzo) e ci abbiamo fatto un gelo, dolce dolce e profumato…
granita di nero d’avola
La granita è faccenda siciliana, il nero d’avola pure. L’accoppiata dunque funziona ed anzi si potenzia: il risultato è un gusto siciliano al quadrato, evocativo, profumato e… freddo.
A differenza della granita tradizionale, però, va sconsigliato di assumerla a colazione (assieme alla brioche rotonda con il cappuccio rotondo), perché il gusto è particolare e in qualche modo definitivo. Sa di vino e di dolce, evoca il mosto, il vino cotto e certi dolci di tradizione tipici dei tempi di vendemmia. Meglio dunque riservarla alla fine di un pasto, pure impegnativo (!), quando un altro dolce non saprebbe sedurre, e la granita di nero d’avola scivola invece, senza quasi farsene accorgere, a metà tra la cucchiaiata rinfrescante di un sorbetto e l’ultimo sorso di vino…
risotto al fondo di bottiglia (avanzato) e un suggerimento per gli avanzi degli avanzi
È solo un mese che è nata la cucina di calycanthus, ma a noi sembra già un anno. Ci divertiamo moltissimo. Grazie a chi ci ha accompagnato e incoraggiato.
Oggi il tema è quello del riciclo, degli avanzi, del nonbuttarevianiente che si pratica come arte vera e propria in tutte le cucine che si dicano tali…
Il suggerimento è stato di gustosamente che ha lanciato l’idea di una raccolta di ricette provenienti dai blog dedicati al cibo e alle sue pratiche. Lo raccogliamo con entusiasmo mettendoci questo risotto al vino (avanzato) scovato nel frigo del fotografo, assieme a due cipollotti residuali.
Visto poi che il risotto era previsto per tre ma lo abbiamo mangiato in due, ci siamo trovato con l’avanzo dell’avanzo e a quel punto son venute fuori le polpette, con una salsina molto, molto alternativa…
Tutto questo riciclare ci ha messo in testa qualche idea. Dunque ci sarà presto una piccola sorpresa, proprio a proposito del frigorifero del fotografo…